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Riflessi di Città

UNA FAVOLA DI FEDRO ADATTA AI NOSTRI GIORNI


    Anche se debbo stare attento a non tradire l’intitolazione di questa rubrica, tenendomi ben collocato nel solco del mio seminato, tuttavia nell’attuale quadro politico internazionale penso a nessun uomo di buona volontà sia consentito tacere e che chiunque possa farlo debba offrire il proprio contributo, per quanto piccolo, al ristabilimento della pace nel mondo così tragicamente sconvolto. Del resto nessuno di noi è immune dagli schizzi di fango – questo è sicuramente un eufemismo - che ci raggiungono ovunque noi siamo e non salvano neanche le città.
    Ed ora che ho fatto la mia brava prolusione, ecco che vi presento il motivo che mi ha spinto a indirizzarvela e vi spiego perché ho scelto una bella favola di Fedro, confidando nella speranza che c’induca alla riflessione, come probabilmente fece con gli uomini dell’antica Roma. Quando i tempi s’incupiscono e prevale una certa informazione di guerra, sull’analisi serena della situazione, è davvero difficile essere ascoltati; perciò la favola è forse la più idonea a farci rinsavire.
    Ma ora basta. Il titolo della favola, tradotta apposta per voi, è: “Lo sparviero e le colombe”,che detta così:
    Poiché spesso le colombe cercavano di sfuggire allo sparviero ed evitare la morte puntando sulla velocità delle ali, al fine di preparare un tranello ed ingannare lo stuolo inerme delle colombe, il rapace rivolse loro un consiglio.
    “Perché – disse - conducete una vita tanto ansiosa, mentre vi sarebbe assai più utile concludere con me un’alleanza, facendomi diventare re?”
    Le colombe gli diedero ascolto e si consegnarono al potere dello sparviero, il quale, avendo conquistato il regno, cominciò a gustarle una per una e ad esercitare il proprio imperio con le unghie implacabili.
    Allora una delle poche colombe sopravvissute allo sterminio disse: “Meritatamente ne paghiamo il fio”.

    Vi aspettate ora da me un pistolotto conclusivo su questa favola?
    Ve lo offre lo stesso Fedro, che sicuramente più di me sapeva scrivere ed ancora meglio conosceva l’animo della gente, soprattutto vizi e difetti dei potenti.
    Leggiamo cosa scriveva: “Chi si rivolge ai soggiogatori per ottenere protezione, trova la propria rovina nel momento stesso in cui da quelli cerca di avere un aiuto”.


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